A TRENT’ANNI DALLA CADUTA DEL MURO

17 Nov

A TRENT’ANNI DALLA CADUTA DEL MURO

“In questi giorni di celebrazioni per l’anniversario della caduta del Muro di Berlino, avvenuta esattamente trent’anni fa, qualcuno ha ripescato un articolo che il celebrato scienziato politico Francis Fukuyama scrisse nel 1989 per la rivista National Interest, e che anni dopo diventò la base per il suo libro più noto, La fine della storia.

«Quello a cui probabilmente stiamo assistendo», scrisse Fukuyama poche settimane prima della caduta del Muro, «non è soltanto la fine della Guerra Fredda, o di un estemporaneo periodo del Dopoguerra, ma la fine della storia in sé. In altre parole, siamo arrivati al capolinea dell’evoluzione dell’uomo: la democrazia liberale occidentale sarà la forma di governo definitiva del genere umano».

A dei giovani cinici come noi, un proclama del genere potrà suonare incredibilmente ingenuo: i governi autoritari non sono certo scomparsi, nemmeno in Europa, l’integralismo e il nazionalismo sono tornati ad essere problemi giganteschi. Gli inguaribili ottimisti obietteranno invece che dal 1989 ad oggi il numero delle persone che vivono in un paese democratico è raddoppiato, passando da 2 a 4 miliardi.

Sono vere entrambe le cose, e chi si è affacciato al mondo negli ultimi anni lo ha notato: la democrazia può convivere con l’autoritarismo, mentre paesi su cui nessuno nutriva speranze possono tornare o diventare delle democrazie, piano piano, a piccoli passi. L’unica cosa che possiamo stabilire con certezza è questa: il mondo è diventato infinitamente più fluido e complesso di quando si stava da una parte o dall’altra del Muro.”

(Konrad, la Newsletter)

Buongiorno a tutt*

a trent’anni dalla caduta del Muro possiamo ritornare a quali erano allora le nostre aspettative per il futuro e per un assetto diverso del mondo, magari migliore. Come succede talvolta per gli avvenimenti epocali ai quali abbiamo assistito, può capitarci di avere come la percezione di noi stessi fotografati nell’attimo della consapevolezza.

Dov’ero io in quel momento, in quel periodo? Che cosa mi ricordo? Cosa mi è rimasto?

Prego, contributi…

 

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13 Recent Comments

  • Tommaso Tagliente

    Nel 1989 avevo 17 anni. Sinceramente avevo talmente tante altre cose per la testa che non mi potevo rendere conto del cambiamento epocale che avrebbe provocato la caduta del muro. Ma, cercando di ricordare, la sensazione era che, come spesso è comune nelle aspettative degli adolescenti, il Bene doveva vincere e sconfiggere il Male e quindi era ovvio che il Muro sarebbe scomparso. Oggi ho 47 anni e la sensazione è più complessa nei confronti del crescente sentimento nazionalista di alcune parti della società. A mio parere la democrazia è antitetica sia dei muri che dei nazionalismi.
    Un caro saluto a tutti

  • Andrea Trentini

    All’epoca mi affacciavo alla prima giovinezza e vivevo tutto con maggior ottimismo, fiducia nel futuro e anche più superficialità, come tipico di quell’eta’.
    Oggi, con maggior consapevolezza, mi accorgo sempre più che il cammino verso una maggior integrazione è difficile. La storia tende a ripetersi. Proprio adesso stiamo assistendo alla costruzione di nuovi muri, più virtuali, commerciali e ideologici, ma comunque muri, nuovi egoismi. La mia idea è che insieme si può fare di più e meglio, che uno più uno faccia tre. La mia speranza è che l’integrazione dei paesi possa proseguire, soprattutto per quando riguarda l’Europa.
    Un caro saluto,

    Andrea

  • Marco Cavarocchi

    Visto che ho sempre amato la libertà, pur nel rispetto altrui, ho sempre pensato , prima e dopo la caduta del muro di Berlino, che se una Nazione deve costruire un muro per evitare che i suoi cittadini scappino dalla propria casa significa che chi governa quel paese ha fallito completamente la propria visione politica!!
    Partendo da questo presupposto penso che chiunque cerchi di privare i cittadini della propria libertà di scelta stà agendo contro l’Essere umano, anche oggi !
    Un abbraccio Marco

  • Marco Cuzzocrea

    Sarà che in recente passato e per dieci anni mi sono occupato per passione, nel tempo residuo della professione, alla nobile arte dell’apicoltura e, sarà che quelle fragili ed utilissime famiglie sono riuscite a trasferirmi tante indicazioni importanti, tanto da poter mettere insieme paragoni animaleschi con la nostra civiltà umana, che mi hanno fatto riflettere in modalità non proprio in linea con il buonismo (reale?) che brulica in questi tempi.
    Di muri ne alziamo tutti i giorni ognuno di noi. Nelle recinzioni delle case, nella difesa dei nostri piccoli patrimoni economici ed affettivi, nella difesa della nostra libertà individuale, ecc..
    Ho notato che le migliori famiglie d’api, non sono le più grandi, non sono le più aggressive, non sono quelle che s’incrociano con i più forti (che nella maggioranza dei casi implodono su se stesse per impossibilità a gestire le risorse), ma quelle che sanno scegliere, che sanno identificarsi e che usano l’equilibrio e l’intelligenza usando le positività che provengono dalle altre famiglie e da se stesse.
    Il muro è caduto per un intelligente scelta orientale dettata dall’aver compreso che la propria chiusura e l’appiattimento scellerato di decine di anni hanno portato al rallentamento dello sviluppo sociale, non certo per merito nostro.
    E l’integrazione ha un senso nel rispetto dell’identità di ognuno e nel valore aggiunto che le diversità contribuiscono a dare, senza forzature ed imposizioni, perché i “muri” possono essere utili quando preservino e difendano le diversità positive di ogni popolo, adattandosi responsabilmente.
    Viceversa, possano cadere tutti quei muri che forzatamente erigono barriere alla libertà di pensiero e di scelta, compresi quelli che, per buonismo, ci chiedono un’integrazione forzata e non richiesta ma, soprattutto, non utile alla crescita di chi integra e dei popoli di provenienza di chi è integrato.
    Nello specifico caso del muro di Berlino, non dimentichiamoci mai quanto il nostro Paese, al quale sono fiero e orgoglioso d’appartenere, abbia pagato più di tutti gli altri il prezzo della riunificazione Tedesca, con sacrifici che non sono mai stati riconosciuti…anzi…. con adeguata abilità sono riusciti a spostarne i pezzi più a sud intorno al temuto arco alpino…storicamente ed attualmente patrimonio d’intelletto e di cultura che non ha eguali nel mondo. Come si fa a non pensare che sia arrivato il momento di cambiare i principi, prima di tutto europei, sulle modalità di affrontare l’integrazione europea e mondiale nel rispetto dei popoli che li compongono? Per farlo è necessario…svegliarsi, che non significa essere estremisti.

  • Luigia Bettoni

    Sono stata a Berlino nell’aprile del 1989, pochi mesi prima della caduta del muro. Ricordi indelebili. Sono andata a Berlino Est, volutamente, in metropolitana, come facevano i berlinesi. Dieci minuti chiusi in un bugigattolo sovrastato da uno specchio, dove non potevi muoverti, dopo che ti avevano ritirato il passaporto. La faccia del poliziotto dietro il vetro che ti fissava. L’obbligo di cambiare i marchi con i loro marchi che non valevano niente e che non potevi spendere perché non c’era niente da comprare ma che non ti ricambiavano quando uscivi. Di fatto un “furto”. E la città spettrale, come se la guerra fosse finita il giorno prima. Macerie ovunque , gente muta e cupa, come abbiamo visto anche nei film. Uno su tutti lo splendido “le vite degli altri”.
    Il ritorno nel mondo occidentale ti faceva respirare la libertà. Di pensiero, di parola, di opinione. Valori fondamentali.

  • Tullia Bruni Zani

    Buonasera a tutti,
    anch’io, come Luigia, ho avuto l’esperienza di attraversare il muro per visitare l’altra parte della città e, benché fossi una ragazzina, ricordo con chiarezza il clima opprimente che si percepiva. Come lei ho respirato aria di libertà nel ritornare al mondo occidentale e alla sua libertà.
    Tullia

  • Patrizio Turina

    Uno Stato può legiferare come crede, se ha la maggioranza del consenso popolare, ma non si può negare la partenza a chi non è d’accordo.
    Questo penso da sempre.
    Con tristezza ricordo le fotografie dei cadaveri dei tedeschi orientali a cavallo del Muro freddati dai Vopos, mentre tentavano di fuggire.
    Patrizio

  • Valentino Lavarini

    Valentino

  • Giampaolo Sabbioni

    Ho visitato Berlino Est esattamente vent’anni prima della caduta del muro. Sono convinto che la mia avversino ai regimi comunisti sia nato proprio in quel giorno, in cui ho visto le guardie perquisire delle povere donne
    con dei miseri fagotti. Ciao a tutti.

  • Luigi Montagnini

    Spero che la riflessione si avveri per tutta la terra.

  • M. BEATRICE TESSADRI

    Nel 1989 avevo 25 anni e del giorno dell’annuncio della caduta del muro ho un ricordo nitido. Ero consapevole di vivere la Storia e ho respirato un senso di promessa e di nuovo.
    Un caro saluto

  • Stefania Alfani

    Un saluto a tutti
    Stefania

  • CORRADO GIAMBONI

    C’erano grandi aspettative, grandi ingenuità, grandi possibilità che si sbloccavano inaspettatemente, attese da tempo.
    Angeli si sarebbero incarnati, il cielo sopra Berlino non aspettava altro
    https://www.youtube.com/watch?v=_L_WuUbdttM
    E’ stata un’epoca, un’età (per quanto mi riguarda) di grandi promesse. Perlomeno di possibilità.
    L’Europa unita, un mondo nuovo senza tensioni potevano diventare reali.
    un saluto, Corrado

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